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Capita a volte di mantenere i ricordi solo nella mente, senza rendersi conto di quanto il tempo li renda evanescenti. Riprendendo in mano le foto e le carte di famiglia mi sono reso conto di questo, oltre che del fatto l'Italia è sostanzialmente una nazione fondata sulle cartacce: la maggior parte delle carte ritrovate riguardano la storia burocratica della mia famiglia (bollette, tasse, verbali di riunioni condominiali ed altre amenitá del genere). A prima vista potrebbe sembrare che la vita di una famiglia media italiana sia sostanzialmente una vita "burocratica". Ma scavando bene nel poco spazio lasciato disponibile dalla papiroscopia ufficiale ho trovato varie cose che dal punto di vista extra-feudale potevano avere un interesse piú "umano".

Mi sono quindi riproposto di riordinare il materiale riemerso, approfondire gli argomenti e metterli in forma digitale sul mio pc.

Riordinando i dati in ordine cronologico ritrovo materiale a partire dai primi anni del '900.

Livio Castellani

La ricostruzione cronologica della vita di mio nonno non è facile per me. La ricerca, in parte nella mia memoria, in parte fra le foto ed in parte in rete mi ha fornito, i dati che riporto allo scopo di dare un riferimento alle foto pubblicate nelle pagine successive..

È nato to ad Alessandria nel 1877. Si é diplomato alla École de photographie pratique Klary di Parigi. I primi dati a mia disposizione risalgono al 1904, quando presenta una sua fotografia - Étang de Clamart - a Parigi (L'Épreuve photographique: 1904). Livio Castellani - Étang de Clamart - L'Épreuve photographique - 1904Un'altra foto di quel periodo (1905) è rimasta a me: Paris - 6-1905. Una foto precedente (1901) appare sul sito de La Repubblica. Ho provato a chiedere maggiori informazioni con risultato nullo. Non penso che nel 1901 ci fossero ad Alessandria molti fotografi di nome Livio Castellani, ma non ho la certezza che si tratti di mio nonno. Ho trovato la foto sul sito di Pellizza da Volpedo: la firma non é quella di mio nonno, ma nemmeno di Livio, visto che riporta F. Castellani. Il mio bisnonno in effetti si chiamava Federico. C'era un FEDERICO CASTELLANI (1848 - 27 Luglio 1889) fotografo in Corso Roma 35 ad Alessandria. Una mia ipotesi é che possa essere il mio bisnonno e che mio nonno (ancora giovane) possa aver mantenuto il logo dello studio del padre. Nel LA STAMPA la foto é attribuita a Federico Castellani. Ritrovando il libro Fotografi Ritrattisti nel Piemonte dell'800 di Claudia Cassio, Musumeci editore, 1980 citato nel Fotonotiziario cuneese, della Bibblioteca Civica di Cuneo, leggo a pagina 204: "Nell'ottobre dello stesso anno si interrompe la pubblicitá, probablmete per la morte del fotografo avvenuta il 27 luglio. Nell'agosto di questo stesso anno, la vedova Teresa Casalone....". Ma Teresa Casalone, come risulta anche dall'atto di nascita di mio padre, era il nome delle mia bisnonnna: le probabiltá che le persone non coincidano scendono ad un livello minimo, anche se ancora manca la certezza matematica¹.

Riporto di seguito il paragrafo riguardante Federico Castellani del Fotonotiziario cuneese sopra citato:

(San Giorgio Lomellina, Pavia 1848 - Alessandria 1889) Alessandria. Federico Castellani apre il suo atelier nel 1867. L' attività del fotografo è spesso associata con quella del padre Luigi (1822-1890), che si dice lo raggiunse ad Alessandria per collaborare alla gestione dello stabilimento fotografico. Insieme partecipano a1l'Esposizione tenutasi in Alessandria nel 1870, vincendo una medaglia d'argento. I Castellani, per la loro abilità, diventano ben presto noti non solamente in Alessandria, dove avevano studio in via del corso 35, corso Roma 35, più tardi via Piacenza, Casa Pedemonte, ma anche a Vercelli, via del Duomo 1, Casa Pasta ° ed a Nizza in quai Massena 9. Nel 1873 Federico Castellani effettua una documentazione fotografica della città di Vercelli, che raccoglie in un album composto da 23 fotografie. Presente all'Esposizione Universale di Vienna del 1873, con una serie di ritratti. Lo stabilimento CastelIani è segnalato attivo sino ai 1900.

Un'altra ipotesi che sto cercando di verificare è che in effetti le foto fossero di Federico Castellani (di cui ho trovato foto relative a Tortona e a Volpedo, pubblicate nel 1890), ma la loro pubblicazione fosse stata curata dal figlio Livio in data successiva alla sua morte anche se improbabile, almeno per queste ultime, visto che nel 1890 il figlio Livio aveva solo 13 anni. Più probabile che si trattasse del padre Luigi, maestro elementare che dopo la pensione si era messo a collaborare con il figlio, La morte di Luigi è avvenuta successivamente a quella di Federico, precisamente l'11 marzo 1890 in Alessandria. Da altre informazioni, per ora solo orali, pare che lo studio fotografico di Federico in Vercelli sia stato gestito dopo la sua morte, dalla moglie Teresa e da un altro dei suoi 8 figli., di cui al momento non conosco il nome. L'equivoco potrebbe essere stato causato dalla firma con nome abbreviato L.Castellani, come spesso ho visto veniva fatto.

Probabilmente a Parigi conobbe Juan Pablo Salinas Teruel (Madrid, 1871-Roma, 1946) di cui ho sempre visto in casa un quadro sul tema Il cardinale. Ho sempre sentito raccontare che quel quadro non é un originale, ma una foto su cui mio nonno aveva dipinto. Girando per la rete e ho trovato il quadro originale: Tea with the Cardinal. Se si osserva bene non é una copia fedele, ma una sua reinterpretazione (dal mio punto di vista un po' ironica!). Ho sempre sentito criticare questo sua opera, in particolare da mio padre (che peró lo ha sempre tenuto in ogni casa in cui abbiamo vissuto da quando sono nato, ho infatti sue foto con me neonato in braccio con quel quadro sullo sfondo! Chi disprezza compra...?) e pure da mio zio Renato. Purtroppo non ne conosco i dettagli. So solo che la critica piú ricorrente era che quel suo modo di fare gli rovinava la mano. Io che sono riuscito a farmi rimandare in disegno per ben 2 volte nella mia vita scolastica non posso commentare! Sempre nella pagina 204 del testo citato sopra leggo: "eseguisce ritratti ad olio sopra tela inalterabili e garantiti di somiglianza perfetta", riportata nella pubblicitá dello stabilimento di Federico Castellani...ora mi pare tutto chiaro!! Un punto in piú per la mia tesi!

Un'atra indicazione riguardo dipinti effettuati su fotografie é riportata nell'articolo qui riportato Opera d'arte ritratto di Antonio Valsecchi di Castellani Federico (notizie 1848-1889), a Alessandria. Dal medesimo si ricava la collaborazione con i pttori Giuseppe e Carlo Costa di Vercelli, da cui si puó evincere l'apertura dello studio fotografico a Vercelli °

Successivamente si trasferisce in Argentina a Rosario (Santa Fe) dove apre uno studio fotografico - Studio Assanelli y Castellani - San Martin 874 - Rosario.

Non sono riuscito a trovare la data del trasferimento in Argentina. Ho ricevuto recentemente dal Signor Pierluigi Gaverina, che ringrazio, una foto dello studio Assanelli & Castellani datata 1907. Quindi il periodo é abbastanza ristretto: fra il 1905 e il 1907.

Poi passa in Calle Córdoba 915 - Estudio de Fotografía Castellani Calle Córdoba 915- Rosario e dopo in Calle Córdoba 1365 - Rosario.

Partecipa alla Esposizione internazionale di Genova del 1914 dove presenta 12 fotografie e gli viene conferito il diploma d'onore. Diploma d'onore - Livio Castellani

Oltre che studio fotografico è pure un salone d'esposizione in cui hanno esposto vari pittori del tempo, fra cui (Exposición Individual en el Salón Castellani, Rosario. Año: 1921) Stephan Koekkoek. Una citazione delle esposizioni del 1919 e del 1921 é riportata nel libro Papeles reencontrados pubblicato a cura del MUSEO CASTAGNINO+MACRO a pagina 58 a proposito dell'artista Atilio Malinverno.

Mi sono rimasti impressi alcuni segni della intensa vita artistica nella cittá di Rosario che sto riscoprendo nella mia ricerca, di cui mi sono rimaste alcune testimonianze. Fra questi posso citare Emilia Isabel Bertolé (El Trébol (Santa Fe), 1898– Rosario, 25 luglio 1949) pittrice e poetessa argentina di cui mio nonno aveva un autoritratto con dedica (Rosario 1929) a mia nonna Carolina (in realtá Carolina era il suo terzo nome, ma lei lo aveva adottato come primo), dei quadri di Koekkoek (London, Uk, 15 ottobre 1887 - Santiago de Chile, 20 dicembre 1934) e il logo di quella che avrebbe dovuto essere la fabbrica di materiale fotografico che mio nonno avrebbe voluto fare, disegnato da Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968) che poi invece utilizzó come logo dello studio Ariel di Milano³.

Un interessante riferimento é il post del 26 de marzo de 2015 LA PERDURACIÓN DE LAS IMAGENES.

Nel libro Ciudad oblicua di Oscar Videla e Sandra Fernández ho trovato alcune citazioni relative all'attivitá di Livio Castellani:

“En el Salón Castellani, el joven pintor Italo Botti, ex-alumno de la Academia Nacional de Bellas Artes, nos hizo conocer 32 cartones al óleo, que a excepción de Feria […] trataban el paisaje exclusivamente. Eran notas sentidas, donde la luz marcaba con precisión la hora, llenas de ambiente y de ver-dad. Fueron bien celebradas…”.

El Círculo, Año 1, núm. 6, junio de 1919, pp. 131-132

“En el Salón Castellani, mediando el mes, el pintor español, Don Ricardo López Cabrera, presenta su numerosa colección de figuras y retratos y paisajes de las sierras de Córdoba […]Respetuoso de los viejos maestros, tiene bien aprendida su ciencia del dibujo, y trabaja como el buey ara, mansa y silenciosamente. En su estadía entre nosotros ha ejecutado por encargo varios retratos, que lo son verdaderamente…”.

“En el salón Castellani expuso una variada colección de sus obras el joven pintor inglés Stephen Koekkock. […] ha dado a su público lo que el público generalmente pide: que le solacea los ojos y que no perturben la tranquilidad de su visión: a fé que lo ha conseguido. De sus 26 cuadros del catálogo, a excepción de Indiferencia que no entraba en la venta, ha vendido 25, es decir el total…”.

El Círculo, Año 1, núm. 7, julio de 1919, pp. 151-152

e in riferimento a saloni come il Witcomb e il Castellani:

"En estas salas de exposición eran habituales las muestras de plásticos rosarinos –Emilia Bertolé, Alfredo Guido, Manuel Musto, Julio Vanzo, César Caggiano entre otros."

Le prime riportate dalla rivista della omonima Associazione Culturale che fu creata nel 1912 nella cittá di Rosario allo scopo di rappresentare un'istanza di promozione e diffusione dell'arte e della cultura. La rivista El Círculo è uscita durante due bienni: 1919-1920 e 1924-1925 con una periodicità mensile nel primo biennio e semestrale nel secondo.

La associazione esiste ancora. Ho provato a scrivere per vedere di avere copia degli originali, con risultato nullo. Un giorno o l'altro potrei tentare con gli autori del libro a vedere se mi va meglio.

Nel numero 797 del 10 gennaio 1914 della rivista Caras y Caretas (il link rimanda alla copia sul sito della BIBLIOTECA NACIONAL DE ESPAÑA-HEMEROTECA DIGITAL) a pagina 61 e pagina 62 sono riportate alcune sue foto, oltre a quella sua personaleª.

Nel 1913 la moglie Sofia torna in Italia, a Varigotti (SV) (dove vive Nice, sorella di mio nonno, sposata con Ernesto Ugo), insieme al figlio Mario di 4 anni, per far nascere in Italia il secondo figlio, Renato. Il 24-08-1914 con la nave DUCA DEGLI ABRUZZI tornano tutti e tre (Sofia, Mario e Renato) come risulta dalla base dati del CEMLA (Centro Estudios Migratorios Latinoamericanos). Altre base dati riportano 02-08-1914: avendo visto documenti dell'epoca (manoscritti e non sempre in perfetto stato di conservazione) e pensando alle migliaia di dati digitati, non stupisce il fatto che possa succedere. Renato risulta avere 908 anni, ma probabilmente é dovuto al fatto che non ne aveva ancora neanche uno! Non vedo un viaggio di mio nonno in Italia in quel periodo. Suppongo che le foto presentate alla Esposizione Internazionale di Genova le abbia portate in Italia mia nonna.

Nel 1930 é a Milano con tutta la famiglia, come risulta da una foto del 20 aprile 1930

Il 13 aprile 1934, come risulta dall'atto d'iscrizione alla Camera di Commercio², apre uno studio fotografico in Viale Maino 15: FOTOGRAFIA D'ARTE ARIEL. Fotografia d'arte Ariel - Logo

Alcune foto del 1935 (9 più 2 duplicati) relative al progetto di ristrutturazione dell'area circostante alla Basilica di S. Lorenzo Maggiore a Milano sono custodite nel Civico Archivio Fotografico al Castello Sforzesco di Milano. Ho potuto osservare personalmente gli originali con il timbro con la dicitura:

"ARIEL„
FOTOGRAFIA D'ARTE
VIALE MAINO, 15 - MILANO

Nel 1937 realizza una gigantografia per il posteggio Tensi alla Fiera di Milano di cui riporto la spiegazione delle tecnologie impiegate.

Muore a Varigotti (SV), dove risiedeva giá da alcuni anni, nel 1955.

Quattro album di fotografie riguardanti il Colegio de la Immaculada Concepción - Rosario (Santa Fe) -Argentina (una delle quali si può trovare in linea qui immagine 10) e foto varie dell'Argentina e della Valsesia sono state donate alle Raccolte Museali Fratelli Alinari (RMFA), Firenze. Alcune di esse possono essere visualizzate sul sito di Alinari (AVQ-A-004606-0001, AVQ-A-004606-0002, AVQ-A-004606-0003)

 


 

° Lo studio di Vercelli - verosimilmente, alla morte di Federico (1889) o Luigi (1890) - passó alla direzione di Pietro Masoero mentre la titolaritá penso sia rimasta alla moglie di Federico, Teresa Casalone, che ne gestiva la parte amministrativa. Ho provato a cercare documentazioni su questo, ma con risultati del tutto nulli. Mi manca solo, anche se non ne sono certo, l'Archivio di Stato: quando mi verrà l'ispirazione ci proveró (la speranza é l'ultima a morire!). Altra documentazione circa l'attivitá nello studio da parte di Pietro Masoero é reperibile su Vercelllink.
Da"Pietro Masoero fotografo vercellese" di Pino Marcone - E.N.A.L. Famija Varsleisa a pag. 10 apprendo che "Da una guida di Vercelli del 1876 si rileva che i fotografi sono tre: Luigi Castellani...". Luigi era il padre di Federico. Quindi lo studio risulta intestato a lui, come conferma l'Annuario del "Corriere fotografico" di Milano (v. pag. 3).

¹ La certezza matematica mi é arrivata ora dall'Ufficio di Stato Civile della Cittá di Alessandria che mi ha fatto pervenire con la massima sollecitudine e che ringrazio, l'atto di nascita di mio nonno e l'atto di morte del mio bisnonno: tutti i dati coincidono, inclusa la via: Corso Roma 35.

ª Ho trovato questo riferimento attraverso il libro Balconeando el Rosario de Santa Fe desde Buenos Aires di Sylvia Saítta (pag. 192). Ringrazio vivamente l'autrice per avermi fornito il riferimento del sito su cui reperire la rivista.

² Fascicolo storico RD 214040

³ Recentemente ho fatto realizzare da La Fonderia Artistica Battaglia la targa che pensava di far fare mio nonno.

Mario Castellani

Anche per mio padre la ricerca non è stata priva di difficoltà. Al momento sono riuscito a recuperare questi dati.

Nato a Rosario (Argentina) nel 1910. Ha studiato nel Collegio Inmaculada Concepcíon di Rosario. É venuto poi in Italia dove ha frequentato il Politecnico di Milano dove si é laureato il 31 luglio 1933.

Dal 1931 progettista e direttore tecnico della International Radio di Milano, meglio nota col nome di “IRRADIO”, Marchio Irradio come riporta una descrizione piuttosto precisa, esauriente e ben documentata ripresa dalla rivista Antique Radio Magazine in questo sito. Ne riporto di seguito l'inizio.

La International Radio di Milano, meglio nota col nome di “IRRADIO”, fece la sua apparizione sul mercato, nel 1931, in occasione della Fiera di Milano di quell’anno. Fin da subito la ditta milanese depositò brevetti propri, investendo, così, nella ricerca (cosa inu suale, visto che la stragrande maggioranza delle case italiane, almeno agli inizi della loro attività, non brevettava, ma piuttosto era dedita allo sfruttamento di brevetti esteri ottenuti su licenza)...

Ho trovato alcune foto di apparecchi Irradio ad uso militare. Da quel che ricordo di quel che diceva mio padre, in tempo di guerra la fabbrica produceva apparati militari. Quello che mi risulta strano ed improbabile é che li producesse nell'anteguerra come sostenuto in alcuni siti. (Es. 1933, nella foto si vede una etichetta che riporta Staz R.F.1.1933, ma non penso il numero si riferisca all'anno).
Una spiegazione me l'ha fornita Antonio Fucci di cui é il sito radiomilitari.com: "La RF1 mod. 1933 è un progetto O.M.T. Officina Militare Trasmissioni 1933 è riferito all'anno di progettazione. Io ne possiedo una prodotta dalla CGE mod.1936 ma in realtà si tratta di un mod.1933 modificato. Queste radio dopo il progetto iniziale dell' OMT furono prodotte in serie da varie ditte italiane."

Ricordo che mio padre mi raccontava come fece per vincere la gara d'appalto per la fornitura di stazioni radio per l'esercito: avendo utilizzato la modulazione di frequenza mentre gli altri concorrenti usavano la modulazione d'ampiezza, durante la prova accese un rasoio elettrico. Tutti gli altri apparecchi risultavano estremamente disturbati mentre quello Irradio non ne risentiva minimamente.

Ho ricevuto da Gianni Valzelli (IK2FWO) una e-mail con delle belle foto del ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 in suo possesso. Mi dice: "Questa radio nonostante i suoi 75 anni funziona ancora alla perfezione, senza che a questa sia mai stata fatta alcuna manutenzione. Quindi un grande plauso a suo padre che ne fu il progettista, veramente molto bravo e alla IRRADIO per gli ottimi componenti impiegati. Magari un giorno farò anche la prova rasoio!"
Non potevo non pubblicarlo!

Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 1 .Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 2. Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 3

Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 4 .Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 5 .Ricevitore IRRADIO FM 20/40 1942 - Foto 6

Bei tempi! Quando non esisteva il decadimento programmato, «opalescenza pianificata». O tempora...

Ho ritrovato il manuale d'istruzioni di questo apparecchio (M.F. 20/40).Manuale di istruzioni Irradio - M.F. 20/40

Dalla immagine si puó rilevare l'anno di costruzione: 1941. Il sito radiomilitari.com ne riporta una del 1942.

La descrizione ripresa dalla rivista Antique Radio Magazine sopra citata tratta solo degli anni '30 e non fa alcun cenno a produzioni di tipo militare.

Delle foto pubblicate dalla rivista L'antenna nel 1939 mostrano la catena di montaggio di apparecchi radio ad uso civile.

Durante la guerra la Irradio produsse apparecchiature radio per l'esercito e nel 1944 fu distrutta da un bombardamento.

Dopo la guerra tornó in Argentina e precisamente a Buenos Aires dove visse fino alla fine del 1949.

Nel 1950 fu chiamato in Spagna, a Barcellona, dalla Iberia Marchio Iberiaper la progettazione di apparecchi radio e televisivi. In Spagna la televisione cominció le trasmissioni in quell'anno.

Nel 1952 cominciarono le prime trasmissioni televisive in Italia e venne riaperta l'Irradio per la produzione, oltre che di radio, di televisioni e tornó in Italia.

Nel 1965 la Irradio chiuse la produzione e cedette il marchio alla Melchioni. Gli impianti produttivi vennero acquistati dalla Elettropadana Century di Brescia e mio padre assunto come progettista e direttore tecnico.

Nel 1967 richiamato dalla Iberia Radio ritornó in Spagna a Barcellona.

Riporto le foto di acuni apparecchi Irradio. Il televisore portatile ed il mangiadischi¹ sono visibili²  - apparecchi Irradio Foto Museo Rai - Apparecchi Irradio Foto Museo Rai - Apparecchi Irradio al Museo della radio e della televisione della RAI di Torino.

Fra le altre sue attivitá ci fu quella di radioamatore, prima con il nominativo I1RE e poi I1RU divenuto poi I5RU. Targa

 

Ha scritto vari articoli e traduzioni fra cui sono riuscito a reperire alcuni su Revista Telegrafica e Radio Rivista. (di quest'ultima ho al momento solo un riferimento da altra fonte in quanto le riviste sono state scannerizzate ma non sottoposte ad OCR, quindi non è possibile effettuare una ricerca in forma testuale).

"APTA, Antena con plano de tierra artificial" Revista Telegrafica NO. 425 Febbraio 1948
LPDA (Log-Periodic Directional Array) - K4EWG (P.D. Rhodes, on QST Nov. 1973) item, translated by I5RU (M. Castellani) on Radio Rivista Nov. 1974.

¹ Mio padre mi raccontava che mangiadischi era come gli operai chiamavano quell'aggeggio.
² Le foto mi sono state gentilmente fornite dal curatore del Museo della RAI Claudio Girivetto che ringrazio..

Renato Castellani

Di mio zio Renato non avevo messo un paragrafo in quanto non avevo molto da aggiungere alla dettagliata e precisa descrizione che si può trovare nella Enciclopedia del Cinema sul sito di Treccani

Riguardando le foto ho visto che avevo quelle del quadro assegnatogli nel 1952 quando vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes per Due soldi di speranza (su Wikipedia l'ho inserito io perché mancava Occhiolino) e ho deciso di pubblicarle. Fronte retro.

Così pure le targhe relative a 2 altri premi: il passaporto per Cinecittà dell'Assessorato alla P.I. e Cultura e il Premio Pietro Bianchi del 1982

Riporto un episodio particolare. Un giorno nei primi anni '60 arriva a mio padre un pacchetto inviato da mio zio Renato. Mio padre lo apre e cosa trova? La scatola di montaggio di un apparecchio radio ad onde medie a transistor. Si trattava di un apparecchio con sintonia a bobina con nucleo mobile (i condensatori variabili erano troppo ingombranti) un diodo rivelatore OA70 un amplificatore a bassa frequenza con un OC71 ed un auricolare! Mio zio aveva scoperto la radio a transistor! Mio padre, progettista di radio e televisioni lo regalò a me. Di lì cominciò il mio cammino sulla strada dell'elettronica.

Quando gli ho detto che mi ero laureato con 107 mi ha detto: "Solo?" Occhilino

Recentemente ho trovato sul sito Academia.edu delle pubblicazioni che desidero segnalare:

Il cinema di Renato Castellani
a cura di
Giulia Carluccio Luca Malavasi Federica Villa - Ed. 2015

e in particolare i seguenti capitoli:

Castellani e il cinema dei professori - G. Carluccio L. Malavasi F. Villa pp. 53-62 che a mio avviso fornisce un punto di vista diverso da quello comune e corrente.

Ritratto d’artista. Giuseppe Verdi nello sguardo di Renato Castellani pp. 154-169.

Inoltre:

Is Not This Something More than Fantasy. I film mai realizzati di Renato Castellani L'Avventura n. 2, 2016 di Luca Malavasi

Nel sito PubliCatt - Repository Pubblicazioni Università Cattolica ho trovato un'altra pubblcazione da segnalare:

Lonati, F., La citazione pittorica in "Giulietta e Romeo" di Renato Castellani, <<L'ANALISI LINGUISTICA E LETTERARIA>>, 2012; 2011 (XIX): 121-135


Vedendo Philippe Daverio nella replica del N. 15 di Passepartout in cui viene presentato il Museo nazionale del cinema di Torino, mi ha colpito l'illustrazione di un filo che lega la fotografia, il cinema, la televisione ed internet. Non ci avevo fatto caso, ma é lo stesso filo che lega la mia famiglia: mio nonno Livio fotografo, mio zio Renato regista cinematografico, mio padre progettista di televisioni ed io smanettone in internet Meraviglia (questo sito, per quanto modesto, é stato realizzato tutto da me). Pur essendo su due rami diversi: mio nonno e mi zio su quello artistico mentre mio padre ed io su quello tecnico, abbiamo seguito quel filone che partendo dalla foto é arrivato ad internet toccandone tutte le tappe illustrate da Daverio.


Nel ricercare fra i le cose d'altri tempi ho ritrovato un album di mia nonna materna, Maria, contenente disegni risalenti ai primi del '900. Li ho trovati interessanti e ho deciso di pubblicarli.

 

 

 


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